Opel Omega Lotus è una super berlina presentata in occasione del Salone di Ginevra del 1989
Apparve al grande pubblico nella primavera del 1989, quando il primo esemplare di Opel Omega Lotus fu esposto alla kermesse svizzera.
Rappresentava una elaborazione in formato ufficiale, un tuning fatto dalla stessa Opel e che aveva come base d’azione la sua Omega, una berlina per l’epoca che rappresentata l’alto di gamma del marchio del fulmine.
Lunga poco meno di 5 metri, il suo look non passava inosservato, complice un mega alettone posteriore ed un fronte caratterizzato da un paraurti con tre enormi prese d’aria.
La Opel Omega Lotus aveva una potenza fuori misura
Un poderoso motore da 3,6 litri, un sei cilindri biturbo, con distribuzione quattro valvole per cilindro (24 valvole), capace di una potenza massima di 377 cavalli.
La quattro porte tedesca bruciava i 100 km/h con partenza da fermo in soli 5,4 secondi per una velocità di punta pari a 283 km/h!
Realizzata in un numero limitatissimo di esemplari, della Omega 3000 originale furono utilizzate tantissimi componenti, dalla scocca alle sospensioni ma dalla Lotus vennero forniti pezzi speciali.
Testata in alluminio a 24 valvole, doppio turbocompressore Garret, doppio intecooler, sistema di accensione a tre bobine, ognuno dei quali operava su due candele.
Un sistema quest’utimo che aumentava le prestazioni dell’accensione soprattutto agli alti regimi di rotazione.
Presenti anche due convertitori catalitici a circuito chiuso realizzati in materiale metallico non infiammabile ed impermeabile, al fine della massima riduzione delle emissioni.
La Opel Omega Lotus aveva un cambio a sei marce
Una trasmissione manuale a sei marce, con i primi cinque rapporti sportivi e ravvicinati; il sesto rapporto era tarato in modo da ridurre il regime di rotazione del propulsore alle alte velocità.
Al fine di supportare l’enorme coppia a disposizione, la Omega era dotata di una frizione da 9,5 pollici, che a differenza delle altre sportive, era dotata di una molla a diaframma che lavorava non in compressione, ma in trazione, al fine di aumentare la pressione di contatto sullo spingidisco.
Altra novità assoluta era la sospensione posteriore, un’evoluzione di quella a bravi semioscillanti presenti sulla tradizionale Omega: le nuove sospensioni avevano due puntoni aggiuntivi per una stabilità eccellente, che migliorava la risposta alle reazioni trasversali.
Il passo della Opel Omega Lotus era stato allungato di 18 millimetri rispetto a quello della Omega 3.000.
Cerchi da 17 pollici con pneumatici a sezione differenziata, con gli anteriori da 235/45 e posteriori da 265/40, dischi freno ventilanti di diametro maggiorato da 320 millimetri, questo è solo una minima parte di una profonda rivisitazione della vettura che non aveva tralasciato alcun particolare e/o dettaglio.
Massima cura non solo per il propulsore ed assetto ma anche per l’aerodinamica, il CX di 0,30 rappresentava per l’epoca un valore incredibile, considerato anche la presenza di passaruota allargati, di enormi prese d’aria sul cofano motore in prossimità dei doppi turbocompressori e per il massiccio alettone posteriore.
Gli interni erano un mix perfetto tra lusso e sportività, con la tappezzeria, cruscotto e pannelli porte in pelle Connolly.
I sedili anteriori erano sportivi, a regolazione elettrica, con memoria e riscattabili, quelli posteriori erano dotati di appoggiatesta, appositamente sagomati, per garantire il massimo comfort ai passeggeri.
Completa la dotazione di serie, dagli alzacristalli elettrici al tetto apribile elettrico, dall’aria condizionata al computer di bordo.