Ferrari Testarossa, ottobre 1984, Salone di Parigi, quella che sembra un’auto provenire dal futuro in realtà è stata realizzata a Maranello.
Pininfarina disegnò una delle più belle e immortali sportive che avrebbero segnato la storia dell’automotive. Ferrari Testarossa è più che una semplice sportiva, incarna il mito, l’irraggiungibile, quel sogno che gli italiani celano nel cassetto e che il 99% di loro non potrà mai realizzare ma rappresenta anche tutta la bellezza, stile, audacia, di un design, di un segno che ha cuore in Italia.
Nasce come erede di una serie di auto da competizione, dallo sport 500 alla 250 Testa Rossa, senza dimenticare la 512 BB.
Decisivo fu anche l’apporto di Fioravanti, fu lui che dettò le linee principali affinché la Testarossa fosse aerodinamica, passando da quel Cx 0,40 della 512 BB a uno straordinario, vista l’epoca e la conformazione della vettura, coefficiente di penetrazione aerodinamica di 0,36.
Un dato la dice lunga, la Testarossa aveva un’aerodinamica nettamente superiore, in termini di efficienza, alla Lamborghini Countach, eppure era più macchina, più coupé, più Ferrari.
Caratteristiche le fiancate, un motivo che sarà ripreso anche su modelli di “classe inferiore” ma che rappresenterà il linguaggio stilistico di Maranello, in quali anni.
Fiancate, dunque, con alette per convogliare aria al motore, un solo specchio retrovisore esterno e un appeal unico nel suo genero. La Ferrari Testarossa Monospecchio è una delle versioni più ricercate e apprezzate.
Dalla 512 BB alla Ferrari Testarossa
La Ferrari 512 BB era una sportiva straordinaria, ma anche un’auto che aveva presentato non pochi problemi nel suo sviluppo e perfezionamento.
Sulla Testarossa fu mantenuto il motore centrale posteriore, soluzione che consentiva non solo una maggiore stabilità della vettura in fase di percorrenza in curva ma anche una ottimale distribuzione dei pesi, circa il 40% all’anteriore 60& al retro.
Il motore era l’indiscutibile dodici cilindri a V da 4,94 litri ad aspirazione naturale.
Era montato in posizione longitudinale, prevedeva la distribuzione 4 valvole per cilindri e fu dotato di carter secco, per sopportare le eccessive sollecitazioni che avrebbe subito in pista.
Per una vettura di metà degli anni ’80, la potenza in gioco era incredibile.
Nessuna turbina, nessun artificio tecnico, tutto naturale, tutto merito di una tecnica ingegneristica che aveva ricavato dal quel V12 la bellezza di circa 390 cavalli a 6.300 giri al minuto per una coppia massima di 490 Nm a 4.500 giri al minuto.
Una velocità massima di 290 km/h per uno 0 – 100 km/h in 5,8 secondi.
Telaio e abitacolo
Quando si parla di Testarossa si pensa spesso a un abitacolo angusto e poi spazioso.
E invece, la coupé di punta del Cavallino Rampante, aveva un’abitabilità straordinaria per quei tempi. Se la BB aveva dimostrato di essere poco accogliente, complice il calore che il motore emanava nell’abitacolo e la posizione dei sedili, la Testarossa era realmente una spanna sopra.
Più lunga, larga e comoda, aveva un interasse di 2,55 metri che consentiva un maggiore spazio per le gambe. Gli oltre 1,97 metri di larghezza consentivano a due persone di stare comodamente sui larghi sedili in pelle.
Ampio lo spazio per i bagagli, alzano il cofano anteriore era disponibile un pratico vano per stivare borse di medie e piccole dimensioni.
Punto di forza della Testarossa era la sua dotazione tecnica.
Sospensioni anteriori a braccio oscillante, schema ripreso anche al posteriore, molle elicoidali, barre antirollio e ammortizzatori telescopici. Rispetto alla BB 512i, anche la trasmissione era evoluta, i rapporti erano più corti, con una lunga quinta.
Rivisto anche l’impianto frenante, i dischi anteriori erano da 309 mm, mentre quelli posteriori erano da 310 mm.
Taratura e assetto furono completamente rivisti dai tecnici di Maranello. Inediti erano anche i cerchi, se la BB 512i aveva l’attacco monodado, per la Testarossa si optò per i classici cinque bulloni.